Mangiare pesce fa bene? Attenzione al mercurio: nuove indicazioni del CNSA

Mangiare pesce è da sempre considerato un pilastro di una dieta equilibrata e salutare. Tuttavia, non tutto il pesce è uguale: alcuni tipi possono rappresentare una fonte significativa di esposizione al mercurio, una sostanza potenzialmente pericolosa per la salute.

È quanto emerge da un recente documento tecnico inedito del Consiglio Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA), visionato da Il Fatto Alimentare, che rilancia l’allerta già sottolineata dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).

Il CNSA invita i cittadini, e in particolare le categorie più vulnerabili, a ripensare le proprie scelte a tavola, per massimizzare i benefici nutrizionali del pesce senza incorrere nei rischi legati alla contaminazione da metilmercurio.

Quali benefici apporta il consumo di pesce?

Da tempo, le linee guida nutrizionali italiane, come quelle del CREA (Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione), e i pareri scientifici dell’EFSA (2012 e 2015), promuovono il consumo regolare di pesce grazie ai suoi numerosi benefici:

  • Elevato contenuto di proteine di alta qualità
  • Presenza di acidi grassi omega-3 a lunga catena
  • Fonte importante di selenio, calcio, vitamina A e vitamina D

Consumare pesce, dunque, è fondamentale per una dieta completa. Tuttavia, la questione della contaminazione da metilmercurio, un potente neurotossico che si accumula principalmente nei grandi predatori marini, è stata spesso sottovalutata.

Cosa si consuma davvero in Italia?

Secondo l’indagine CREA sui consumi alimentari del periodo 2017-2020, in Italia il consumo di pesce si concentra su poche specie: merluzzo, sogliole, gamberi, salmone, orata, spigola, pesce spada, vongole, cozze, polpi e calamari sono i più diffusi.

Tra i più piccoli, si osserva che nei primi mesi di vita il merluzzo e la sogliola dominano la dieta. Crescendo, la varietà aumenta includendo tonno in scatola, bastoncini di pesce e altre specie. Gli adulti, inoltre, ampliano la scelta con baccalà e pesci affumicati.

Nonostante l’ampia disponibilità di specie ittiche, la maggioranza degli italiani mostra un consumo ridotto e poco variegato. Secondo un’indagine ISNART, il 42% della popolazione consuma pesce solo una volta alla settimana, preferendo orata, salmone e nasello, ben al di sotto delle due o tre porzioni settimanali raccomandate.

Questa limitata varietà, unita a una scarsa informazione sui livelli di contaminazione, può comportare rischi significativi. I dati del Total Diet Study italiano mostrano infatti che oltre il 50% dei bambini e il 22% degli adulti superano regolarmente la soglia settimanale di sicurezza per il metilmercurio.

Perché l’informazione è ancora insufficiente?

Il CNSA denuncia come le informazioni fornite ai consumatori siano spesso vaghe o incomplete: si raccomanda genericamente di “mangiare pesce” senza specificare quali specie siano più sicure o quali sarebbe meglio limitare. Questo approccio porta a due problemi:

  • Molti italiani mangiano troppo poco pesce
  • Chi lo consuma, spesso, sceglie specie ad alto contenuto di metilmercurio

Chi sono i soggetti più a rischio?

Il documento del CNSA sottolinea che i bambini piccoli e le donne in età fertile sono particolarmente vulnerabili agli effetti del metilmercurio, che può danneggiare il neurosviluppo fetale e infantile.

Ecco i dati più preoccupanti:

  • Bambini 1-3 anni: Superano la dose settimanale tollerabile (DST) già con 1,5 porzioni, mentre ne servirebbero 2-3 per trarre i benefici nutrizionali.
  • Bambini 3-10 anni: Raggiungono la dose limite con solo mezza porzione di alcune specie, contro una raccomandata.
  • Donne in età fertile: La dose settimanale tollerabile si supera con 0,7 porzioni, mentre ne occorrerebbero 0,9 per ottenere i benefici.

Questi dati suggeriscono che, senza una scelta attenta delle specie ittiche, i rischi possono superare i vantaggi.

Quali sono le raccomandazioni pratiche del CNSA?

Per proteggere la salute senza rinunciare ai benefici del pesce, il CNSA propone linee guida semplici e chiare:

  • Limitare il consumo di grandi predatori marini, come tonno, pesce spada, verdesca, luccio, palombo e smeriglio, a una porzione a settimana.
    → Per il tonno in scatola, massimo due porzioni settimanali.
  • Scegliere pesci di piccola taglia, meglio se grassi e sostenibili: aringa, sgombro, salmone, trota, che presentano livelli di mercurio inferiori.
  • Variegare il più possibile le specie consumate, evitando di mangiare sempre gli stessi tipi di pesce.
  • Controllare l’origine: preferire pesce di allevamento nutrito con mangimi vegetali, generalmente meno contaminato.

Tabella riepilogativa: specie di pesce e livelli di metilmercurio
(Fonti: CNSA, Total Diet Study Italiano)

Tipo di pesceContenuto di metilmercurioFrequenza consigliata
Pesce spadaAltoMax 1 volta/settimana
Tonno frescoAltoMax 1 volta/settimana
Tonno in scatolaModeratoMax 2 volte/settimana
Sgombro, aringa, trota, salmoneBassoConsumo libero (con moderazione)

Conclusione

Mangiare pesce fa bene, ma oggi più che mai è fondamentale essere informati sulle giuste scelte. Seguire le indicazioni del CNSA consente di godere dei benefici nutrizionali del pesce riducendo al minimo l’esposizione al metilmercurio. Una dieta consapevole è la miglior difesa per la salute di adulti e bambini.

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