Le fragole sono tra i frutti più amati dagli italiani, soprattutto in primavera, quando iniziano a colorare i banchi dei supermercati e le tavole con il loro rosso brillante e il loro profumo inconfondibile. Tuttavia, dietro la loro apparente innocenza si nasconde un problema poco conosciuto ma estremamente attuale: l’elevato uso di pesticidi.
Secondo quanto riportato da ilSalvagente.it, che ha condotto un’indagine approfondita su 15 confezioni acquistate in vari supermercati italiani, le fragole si confermano tra i prodotti ortofrutticoli più contaminati. In alcuni casi, in un solo campione sono state individuate fino a sette sostanze chimiche differenti.
Perché le fragole sono così contaminate?
La fragola è un frutto estremamente delicato e, per garantirne la disponibilità in tutte le stagioni e mantenerne l’aspetto invitante, viene sottoposta a trattamenti intensivi in serra. Negli anni, le tecniche di coltivazione si sono evolute, ma spesso a discapito della naturalità. Oltre all’uso di varietà più resistenti e alla coltivazione in ambienti protetti, è proprio la massiccia irrorazione con prodotti fitosanitari a garantire raccolti abbondanti e commerciabili. Questo però comporta un aumento esponenziale dei residui chimici che finiscono sulle nostre tavole.
- La “sporca dozzina”: le fragole ancora al primo posto
Anche nel 2024, l’ONG americana Environmental Working Group ha pubblicato la consueta lista della “Dirty Dozen” – la classifica dei 12 ortaggi e frutti con il più alto contenuto di residui di pesticidi. Indovinate chi c’è in cima? Proprio la fragola, che si conferma il prodotto più contaminato. Un triste primato che non può lasciarci indifferenti, considerando la frequenza con cui viene consumata, anche da bambini e donne in gravidanza.
I risultati dei test: quali pesticidi sono stati trovati nelle fragole?
Il team de il Salvagente ha analizzato 15 vaschette di fragole, acquistate nei punti vendita di alcune delle più note catene della grande distribuzione: Lidl, Coop, Conad, Esselunga, Todis, Carrefour e NaturaSì. Tra i marchi testati figurano Naturitalia, Mediterraneo Fragole, Agrì Margutta, Terre d’Italia, La Favetta, Scarnato e l’azienda agricola Petrosino Sabato.
Nonostante nessun campione abbia superato i limiti legali di legge, sono state riscontrate ben 24 sostanze diverse tra pesticidi, fungicidi e insetticidi. In particolare, due vaschette presentavano tracce di ethirimol, una molecola vietata nell’Unione Europea, ma che potrebbe derivare dalla degradazione del bupirimate, ancora autorizzato. Inoltre, in cinque campioni è stata individuata la presenza del metabolita spirotetramat cis enol, una sostanza sospettata di compromettere la fertilità e lo sviluppo del feto.
Cosa dice la legge? È tutto legale, ma è anche salutare?
Sebbene nessuna delle vaschette analizzate violasse i limiti massimi di residuo (LMR) fissati dalla normativa europea, la presenza di sostanze pericolose anche in quantità ridotte solleva dubbi sulla reale sicurezza per la salute. Infatti, molte delle molecole individuate sono sospettate di essere cancerogene, mutagene o interferenti endocrini. Tra queste troviamo:
- Bupirimate, pirimicarb, pyrimethanil e tebufenpyrad: sospetti cancerogeni.
- Acetamiprid, boscalid, metalaxyl, pyraclostrobin: tossici e mutageni.
- Fluopyram e penconazole: pericolosi per lo sviluppo del feto.
- Neonicotinoidi come l’acetamiprid: dannosi per le api e l’ambiente.
Quali fragole sono risultate più sicure? I migliori e peggiori campioni
Il test ha anche premiato alcuni campioni ritenuti eccellenti dal punto di vista della salubrità:
- NaturaSì (biologico) e Carrefour Bio sono risultati privi di residui rilevabili o con quantità infinitesimali.
- Conad Percorso Qualità (convenzionale) ha ottenuto un giudizio eccellente con la presenza di un solo pesticida in quantità minima.
Tra i peggiori campioni, invece, si segnalano:
- La Favetta, venduta in più catene di supermercati, che ha contenuto fino a 7 pesticidi.
- Regina della Basilicata, acquistata presso Esselunga, anch’essa con un risultato deludente.
Come sono stati valutati i campioni analizzati?
Il giudizio finale ha tenuto conto della quantità e della tipologia di pesticidi trovati, anche se entro i limiti di legge. Sono stati penalizzati:
- Campioni con più residui contemporaneamente.
- Presenza di sostanze vietate (o metaboliti sospetti).
- Presenza di pesticidi in tracce, anche se inferiori al limite di quantificazione.
Le varietà analizzate e le loro peculiarità
Le fragole testate provenivano da diverse varietà, tutte coltivate in Italia:
- La Favetta: tipica del Lazio, varietà unifera.
- Candonga (Sabrosa): dalla Basilicata, dolce e profumata.
- Inspire: varietà brevettata, adatta alla coltivazione invernale.
- Sabrina: fragola di mezza stagione, nota per l’alta produttività.
Quali rischi per la salute derivano dai pesticidi sulle fragole?
Le sostanze rilevate, sebbene legali, non sono prive di conseguenze. Gli studi scientifici indicano che l’esposizione prolungata a residui di pesticidi può contribuire allo sviluppo di:
- Tumori
- Disfunzioni ormonali
- Problemi riproduttivi
- Malformazioni fetali
- Patologie neurologiche
Inoltre, i pesticidi non colpiscono solo chi consuma, ma anche l’ambiente e gli insetti impollinatori, come le api, già in forte declino.
Come difendersi? Meglio scegliere bio o lavare bene?
Chi vuole limitare l’esposizione a pesticidi dovrebbe:
- Preferire fragole biologiche certificate, anche se leggermente più costose.
- Lavare accuratamente i frutti sotto acqua corrente e, se possibile, con una soluzione di bicarbonato.
- Evitare di acquistare fragole fuori stagione, quando la pressione chimica è maggiore.
- Sostenere l’agricoltura sostenibile, anche attraverso scelte consapevoli al supermercato.
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