Birra analcolica per tutti: le aziende cambiano strategia

La tendenza a ridurre o eliminare il consumo di alcolici sta prendendo piede a livello globale, e il segnale più forte arriva direttamente da uno dei leader del settore: Heineken. L’azienda ha annunciato l’introduzione di ben 5.000 nuovi distributori di birra analcolica alla spina. Un numero significativo che coprirà pub, bar e ristoranti in tutto il mondo: 3.000 installazioni avverranno in Irlanda, 1.000 nel Regno Unito e le restanti in altri paesi selezionati.

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Si tratta di una vera rivoluzione nel consumo fuori casa, poiché finora le birre prive di alcol erano disponibili solo in bottiglia o lattina. L’introduzione di birre analcoliche alla spina segna un passo importante per raggiungere un pubblico più vasto, soprattutto tra coloro che cercano alternative più salutari, senza rinunciare al gusto e all’esperienza conviviale.

Come viene prodotta la birra analcolica?

Il processo produttivo della birra senza alcol non è banale. Esistono principalmente due modalità per ottenerla: la prima prevede la dealcolazione della birra tradizionale attraverso un procedimento fisico-chimico; la seconda, invece, utilizza lieviti speciali in grado di produrre naturalmente un contenuto alcolico minimo o nullo.

Tuttavia, la sfida non era solo produttiva, ma anche tecnica: per servire birra analcolica alla spina, era necessario superare ostacoli legati alla conservazione e all’igiene. L’assenza di alcol, infatti, priva la bevanda della sua naturale protezione antimicrobica, rendendola più delicata e suscettibile a contaminazioni. Heineken, dopo anni di ricerca, è riuscita a trovare un sistema efficace per garantire qualità e sicurezza anche alla spina.

Perché la birra analcolica sta diventando così popolare?

Negli ultimi anni, le preferenze dei consumatori sono cambiate notevolmente. Secondo quanto riportato da Food Navigator, il mercato globale degli alcolici a bassa o nulla gradazione è destinato a crescere del 7% entro il 2028, superando di gran lunga l’incremento previsto per le bevande alcoliche tradizionali, fermo all’1%.

Questo cambiamento è il riflesso di una crescente consapevolezza dei rischi legati al consumo eccessivo di alcol. Si beve ancora, ma in modo più attento. È il concetto della “moderation”, un approccio moderato che spinge le persone a scegliere alternative meno dannose per la salute. Anche il miglioramento del gusto delle birre analcoliche ha contribuito ad ampliare la platea degli estimatori.

Cosa sono le bevande “a gradazione intermedia”?

Accanto alle classiche birre analcoliche, sta emergendo anche un’altra tendenza: le cosiddette “bevande a bassa gradazione”, che contengono solo una parte dell’alcol della versione originale. Per esempio, una birra può avere una gradazione del 3,5% anziché il tradizionale 5%, mentre un vino leggero può fermarsi al 7%. Anche i superalcolici vengono riformulati con percentuali ridotte, spesso inferiori al 25%.

Queste bevande rappresentano un’opzione interessante per chi desidera ridurre l’apporto alcolico senza rinunciare completamente al rituale del brindisi o del drink in compagnia. Secondo un’indagine della Session Spirit, il 66% dei consumatori vorrebbe bevande con meno alcol, e ben il 50% preferirebbe berne due a basso tenore piuttosto che una sola più forte.

Un mercato in trasformazione e consumatori sempre più consapevoli

Questa rivoluzione non è soltanto una moda passeggera. È il segnale di un cambiamento profondo nei consumi: un pubblico sempre più attento alla salute, più consapevole dei rischi dell’alcol, e più aperto ad alternative salutari. Le aziende del beverage stanno rispondendo con nuove soluzioni e prodotti capaci di soddisfare queste esigenze, senza sacrificare il gusto.

Anche i dati storici confermano questa direzione: dal 2000 a oggi, il consumo medio di alcol puro pro capite è diminuito drasticamente in molti paesi, con cali fino all’80%. Una vera e propria rivoluzione culturale che coinvolge ogni fascia d’età, e che sta trasformando il mondo degli alcolici come lo conoscevamo.

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