Nella soleggiata California, tra distese perfette di campi coltivati a fragole, si cela una realtà preoccupante che coinvolge salute, giustizia ambientale e diritti umani. Protagonisti di questa storia sono migliaia di braccianti, in gran parte immigrati latinoamericani e indigeni, che ogni giorno vengono esposti a pesticidi altamente tossici senza protezioni adeguate. Accanto a loro, i bambini delle scuole costruite troppo vicino ai campi, ignari dei pericoli che respirano.
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Qual è il legame tra pesticidi e industria delle fragole?
La California produce circa il 90% delle fragole consumate negli Stati Uniti, una filiera che genera miliardi di dollari ogni anno. Tuttavia, questo successo si fonda sull’uso intensivo di pesticidi fumiganti, in particolare 1,3-dicloropropene (1,3-D) e cloropicrina, sostanze vietate in oltre 30 paesi, inclusi tutti quelli dell’Unione Europea, a causa della loro comprovata tossicità per l’uomo.
Quali sono i rischi per i lavoratori agricoli?
Esperanza, bracciante di origine indigena, ha scoperto di avere un tumore al seno dopo anni di lavoro nei campi californiani. Come lei, migliaia di operai agricoli sono quotidianamente esposti a sostanze tossiche senza ricevere informazioni chiare o dispositivi di protezione adeguati. L’esposizione avviene non solo durante l’applicazione dei pesticidi, ma anche per via aerea: i fumiganti si diffondono nell’ambiente, raggiungendo abitazioni, scuole e comunità intere.
Quanto sono esposte le scuole californiane?
Sono più di 500 le scuole californiane situate a meno di 800 metri da zone agricole dove si fa largo uso di pesticidi fumiganti. I bambini sono particolarmente vulnerabili, poiché il loro corpo assorbe più tossine in proporzione al peso corporeo e ha minori capacità di espellere queste sostanze. Gli studi confermano un legame tra l’esposizione a pesticidi e l’insorgenza di malattie come asma, malformazioni congenite, problemi neurologici e tumori.
Le autorità conoscono il problema?
Sì, e da molto tempo. Le istituzioni statali hanno accesso a dati dettagliati sull’uso di pesticidi e sulla loro dispersione nell’ambiente, ma le soglie di sicurezza stabilite restano troppo alte per garantire una reale protezione. Secondo Inside Climate News, tra il 2018 e il 2022, nelle contee di Ventura e Monterey – aree a forte presenza di immigrati e principale sede della coltivazione di fragole – l’uso del 1,3-D è aumentato dell’80%.
Perché la cloropicrina è ancora più pericolosa?
La cloropicrina è un gas altamente irritante, impiegato come arma chimica durante la Prima Guerra Mondiale. Oggi viene ancora usato in agricoltura, spesso in combinazione con il 1,3-D, nonostante la sua tossicità estrema. Gli scienziati non riescono a studiarne gli effetti a lungo termine su animali senza infrangere limiti etici, segno di quanto sia potenzialmente dannosa anche per l’uomo.
Cosa raccontano gli insegnanti delle scuole colpite?
Melissa Dennis, insegnante presso la Ohlone Elementary School, ricorda il suo stupore iniziale nel vedere la scuola immersa nei campi di fragole. Ma presto ha notato un numero anomalo di studenti con asma, disturbi cognitivi e persino tumori infantili. Il collega George Feldman, colpito da un tumore al colon, ritiene che la sua malattia sia legata all’esposizione quotidiana ai pesticidi.
Il monitoraggio dell’aria ha portato a cambiamenti?
Purtroppo no. Anche dopo aver rilevato livelli di pesticidi oltre le soglie considerate sicure dall’OEHHA (Office of Environmental Health Hazard Assessment), le autorità non hanno preso provvedimenti efficaci. Anziché abbassare i limiti, li hanno innalzati, lasciando le comunità scolastiche ancora più esposte.
Chi lavora nei campi è ancora più in pericolo?
Assolutamente sì. I teli di plastica che coprono i campi durante la fumigazione si possono strappare facilmente, liberando gas tossici. Il DPR (Dipartimento per la Regolamentazione dei Pesticidi) ha documentato quasi 375 casi di malattie da esposizione a fumiganti tra il 2010 e il 2020.
Una delle storie più emblematiche è quella di Rocio Ortiz, che da adolescente ha lavorato nei campi per pagarsi gli studi. Durante una fumigazione, ha accusato bruciori agli occhi e alla pelle. L’operatore indossava protezioni professionali, a lei fu detto di usare una semplice bandana. Oggi è attivista e lotta per un’agricoltura più sicura nella sua comunità.
Si può parlare di discriminazione ambientale?
Sì, e in modo documentato. Le comunità latinoamericane, spesso con limitata padronanza dell’inglese e poco accesso alla sanità, sono quelle più colpite. L’EPA aveva già riconosciuto negli anni ’90 che l’esposizione ai pesticidi colpiva in modo sproporzionato bambini e adulti di colore, soprattutto latinoamericani. Eppure, le misure adottate non hanno cambiato la realtà: si continua a proteggere più il profitto agricolo che la salute pubblica.
Cosa chiedono oggi le comunità colpite?
Attivisti come Yanely Martinez chiedono giustizia ambientale e parità di diritti. Martinez definisce la situazione “un attacco razzista” alle comunità agricole, spesso invisibili ma fondamentali per l’economia del paese. Non chiedono miracoli, ma semplicemente che la loro salute venga tutelata come quella di qualsiasi altra persona.
Come possiamo cambiare questa realtà?
La svolta può arrivare solo con una forte volontà politica, una regolamentazione rigorosa e l’ascolto attivo delle comunità marginalizzate. Fino a quando le storie di Esperanza, Rocio e dei bambini delle scuole resteranno inascoltate, le fragole californiane continueranno a portare con sé un retrogusto amaro, invisibile ma profondamente ingiusto.