L’idea che l’uomo non sia mai stato sulla Luna continua ad affascinare molti, nonostante le prove scientifiche e storiche siano schiaccianti. Ma cosa pensa un astronauta che nello spazio ci è stato davvero? Paolo Nespoli, ex astronauta italiano con tre missioni spaziali alle spalle, affronta la questione in un’intervista pubblicata su MOWMAG, mettendo insieme razionalità scientifica, ironia e qualche riflessione filosofica.
Cosa dice davvero Paolo Nespoli sullo sbarco lunare?
“Ne sono convinto, ma diffido”, afferma Nespoli, spiegando come nella sua formazione militare e scientifica abbia imparato a mettere in discussione tutto, anche ciò che sembra ovvio. Tuttavia, chiarisce di non avere dubbi sul fatto che l’allunaggio del 1969 sia realmente avvenuto. “Siamo stati sulla Luna, certo. Le prove ci sono. Ma se qualcuno mi dimostra il contrario, sono pronto ad ascoltare.”
Nespoli usa un paragone provocatorio per illustrare il concetto di “fede razionale”: “È un po’ come credere che Gesù abbia trasformato l’acqua in vino. O ci credi o non ci credi”. Secondo l’ex astronauta, anche la scienza richiede un certo tipo di fiducia nei dati, nei calcoli e nei metodi.
Perché alcune persone ancora credono che lo sbarco sulla Luna sia stato una messa in scena?
Nespoli non condanna chi mette in dubbio la storia ufficiale. Anzi, invita a farlo, purché lo si faccia con strumenti razionali. “Dubitate di tutto, anche di me”, dice, sottolineando come la scienza sia costruita proprio sulla capacità di mettere alla prova le teorie. Il problema, spiega, sorge quando si confondono dubbi legittimi con teorie infondate, spesso veicolate da internet e dai social.

E su Marte? È davvero possibile una colonia umana?
Il discorso si sposta poi su Elon Musk, imprenditore visionario e fondatore di SpaceX, che ha promesso di portare l’uomo su Marte. “Musk è un pazzo”, dice Nespoli senza mezzi termini, “ma senza i pazzi, non andiamo da nessuna parte”. La sua non è una critica, bensì un riconoscimento del coraggio che serve per tentare l’impossibile.
Per l’astronauta italiano, però, l’idea di colonizzare Marte non è realistica nel breve termine: “Diciamo che un giorno ci arriveremo, ma non sarà come andare in vacanza alle Canarie. Marte è lontano, ostile e richiede tecnologie che oggi non abbiamo del tutto sviluppato”.
Quali sfide ci attendono nello spazio?
Il futuro dell’esplorazione spaziale, secondo Nespoli, non si giocherà solo sulla tecnologia, ma anche sulla nostra capacità di cooperare come specie. Le missioni internazionali alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) hanno dimostrato che la scienza può unire anche Paesi in conflitto sulla Terra.
La colonizzazione di altri pianeti, invece, potrebbe svelare i limiti della nostra civiltà, spingendoci a riflettere su cosa significhi davvero “vivere altrove”. Non si tratta solo di inviare una navicella: bisogna creare habitat sostenibili, garantire l’autonomia energetica e medica, e ripensare completamente la nostra organizzazione sociale.
Qual è il messaggio finale di Nespoli?
In un’epoca di fake news e disinformazione, Nespoli invita a una riflessione lucida: “Informatevi, studiate, e non fermatevi mai alla prima versione. La verità scientifica non è assoluta, ma si costruisce nel tempo, attraverso il confronto e la sperimentazione.”
Il suo invito è chiaro: la curiosità è la vera forza motrice della conoscenza. Che si tratti di Luna, Marte o del nostro posto nell’universo, dobbiamo imparare a porci le domande giuste, accettando anche le incertezze. Solo così la scienza potrà davvero progredire, un passo alla volta, magari proprio… verso le stelle.