L’agenzia francese ANSES lancia l’allerta: sintomi frequenti e dati preoccupanti. Colpa dei cristalli microscopici contenuti nella pianta?
Gli asparagi selvatici, conosciuti scientificamente come Ornithogalum pyrenaicum, sono piante spontanee della famiglia delle Asparagacee molto diffuse nelle regioni mediterranee. Apprezzati per il loro sapore deciso e “rustico”, vengono consumati sia raccolti direttamente nei campi, sia acquistati nei mercati locali o persino nei supermercati. Ma attenzione: secondo l’agenzia francese per la sicurezza alimentare (ANSES), il consumo di questi vegetali può nascondere dei pericoli non trascurabili.
Negli ultimi anni, diversi casi di intossicazione hanno infatti sollevato dubbi sulla reale sicurezza degli asparagi selvatici, al punto che l’ANSES ha deciso di condurre un’indagine approfondita per capire meglio le cause e le possibili sostanze responsabili dei disturbi.
Casi sempre più frequenti: ecco cosa dicono i numeri
Secondo i dati raccolti dal Centro Antiveleni CAP di Nancy, tra il 2010 e il 2020 sono stati segnalati 37 pasti contenenti asparagi selvatici che hanno coinvolto in tutto 66 persone. Di queste, ben 48 (pari al 73%) hanno sviluppato sintomi anche seri.
I disturbi più comuni? Forti dolori alla gola e alla bocca (nel 42% dei casi), gonfiore del cavo orale (29%) e difficoltà nella deglutizione (29%), con qualche caso accompagnato anche da eruzioni cutanee. Tutti i sintomi comparivano dopo circa tre ore dall’ingestione, escludendo reazioni allergiche acute.
Lo studio ANSES: analisi sul campo e nuovi dati
Nel 2022 e 2023, dopo nuove segnalazioni, l’ANSES ha deciso di approfondire l’analisi partendo da otto nuovi episodi, che hanno coinvolto 20 persone, 12 delle quali hanno sviluppato sintomi. I ricercatori hanno raccolto campioni di asparagi selvatici sia nei boschi che nei mercati francesi. Ogni raccolto è stato verificato da un botanico, escludendo la possibilità di confusione con altre piante.
Gli asparagi erano stati cotti al vapore, bolliti o saltati in padella e consumati in quantità variabili, ma sempre entro poche ore dalla raccolta. I soggetti colpiti, di età compresa tra 36 e 72 anni, non avevano precedenti di allergie alimentari e hanno tutti sviluppato i sintomi nel giro di poche ore.
Cosa contengono davvero gli asparagi selvatici?
Per capire le cause delle intossicazioni, i ricercatori hanno analizzato i campioni in laboratorio. Ridotti in polvere e sciolti in acqua, hanno mostrato una consistenza viscosa e un elevato contenuto di mucillagini e, soprattutto, cristalli di ossalato di calcio in forma di sottilissimi aghi chiamati rafidi.
Questi aghi, già noti in altre piante irritanti come le Aracee, sono risultati molto abbondanti negli asparagi selvatici analizzati. Inoltre, l’analisi ha rilevato la presenza di zuccheri, acidi grassi e sitosterolo (un composto vegetale non tossico), ma nulla che potesse spiegare i sintomi se non i rafidi.
I meccanismi dell’irritazione: ecco cosa accade nel corpo
L’ipotesi più plausibile è che i cristalli di ossalato di calcio siano i responsabili delle irritazioni orofaringee. Anche dopo la cottura, questi cristalli restano attivi e, penetrando nelle mucose di bocca e gola, causano un’irritazione meccanica, simile a tante micro-punture.
Le mucillagini presenti, inoltre, potrebbero trattenere temporaneamente i rafidi per poi rilasciarli gradualmente, spiegando così la comparsa ritardata dei sintomi. È possibile anche che esista una diversa suscettibilità individuale: alcune persone colpite avevano già consumato asparagi selvatici in passato senza problemi.
Divieto? No. Ma servono attenzione e informazione
Al momento, l’ANSES non propone di vietare il consumo degli asparagi selvatici. Tuttavia, invita alla prudenza, soprattutto perché la loro popolarità è in crescita e la raccolta “fai da te” è sempre più diffusa.
L’agenzia raccomanda di informare meglio sia i consumatori che il personale medico e sanitario, e di rafforzare i sistemi di sorveglianza e raccolta dati. Inoltre, in caso di sintomi sospetti dopo un pasto a base di asparagi selvatici, è importante rivolgersi immediatamente a un medico o a un centro antiveleni.
Un consiglio utile? Fotografare sempre ciò che si è raccolto o cucinato, così da fornire ai sanitari un riferimento concreto per un intervento più rapido ed efficace.
In sintesi:
- Gli asparagi selvatici possono causare sintomi seri a causa dei cristalli di ossalato di calcio;
- I disturbi compaiono dopo 2-3 ore e non sono legati ad allergie;
- L’ANSES invita alla prudenza ma non vieta il consumo;
- In caso di sintomi, consultare subito un medico o un centro antiveleni.