Molti frigoriferi in Italia non raffreddano in modo adeguato e gli alimenti si deteriorano prima della data di scadenza.
Il problema riguarda milioni di famiglie, ma viene completamente ignorato dai principali produttori di elettrodomestici come Bosch, Siemens, Candy, LG, Indesit, Zoppas, Ignis, Whirlpool, Hotpoint-Ariston e Samsung.
Questi marchi, infatti, non includono nei loro modelli un termometro esterno per monitorare la temperatura dei vari scomparti. Considerando che un frigorifero ha un costo medio di 300-400 euro, l’aggiunta di un termometro dal valore di pochi euro non sarebbe un problema economico per le aziende. Tuttavia, questa scelta potrebbe rivelare un’altra verità nascosta: l’incapacità di molti apparecchi di mantenere una temperatura adeguata di 4°C in tutti gli scomparti.
Normative europee e realtà nei frigoriferi domestici
Secondo il Regolamento 1060/2010 della Commissione Europea, la temperatura di conservazione degli alimenti freschi nei frigoriferi domestici dovrebbe essere al massimo di 5°C. Tuttavia, nella pratica, questa condizione è raramente rispettata.
Un’indagine condotta nel 2012 dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha rilevato una temperatura media interna di 7,2°C nei frigoriferi delle famiglie italiane, con punte di 8°C nella portiera, dove solitamente si conservano latte e uova. Dieci anni dopo, nel 2022, una nuova analisi ha evidenziato un ulteriore peggioramento: la temperatura media era salita a 7,4°C, con alcuni frigoriferi che superavano persino i 12°C. Più del 30% degli apparecchi analizzati presentava temperature superiori alla soglia raccomandata, mettendo a rischio la sicurezza alimentare.
Senza un termometro, la sicurezza alimentare è ignorata
Uno dei principali problemi è che la maggior parte delle persone non ha consapevolezza della temperatura reale del proprio frigorifero. Durante i mesi estivi, quando la temperatura esterna raggiunge i 30°C, l’elettrodomestico dovrebbe garantire una conservazione sicura degli alimenti, ma senza un termometro interno è impossibile verificarlo.
La regolazione tramite il termostato interno, che presenta numeri generici anziché gradi centigradi, non permette di sapere con certezza quale sia la temperatura effettiva. Di conseguenza, molte persone credono erroneamente di conservare i loro alimenti in modo corretto, mentre in realtà i prodotti freschi rischiano di deteriorarsi rapidamente.
Perché i produttori ignorano il problema?
Il Fatto Alimentare ha più volte chiesto alle aziende del settore il motivo per cui i frigoriferi non siano dotati di un termometro, ma nessuna risposta è mai arrivata. Se da un lato è vero che le normative non lo impongono, dall’altro un semplice accorgimento come questo potrebbe sensibilizzare i consumatori e migliorare la sicurezza alimentare.
Ikea, ad esempio, nelle istruzioni dei suoi frigoriferi consiglia di utilizzare un termometro per verificare la temperatura interna e posizionare correttamente gli alimenti più delicati. In alcuni Paesi, inoltre, i modelli Ikea sono già dotati di un dispositivo per indicare la zona più fredda. In Italia, però, questa prassi non è ancora stata adottata.

Una scadenza inutile se il frigorifero è troppo caldo
Mantenere una temperatura interna di 4°C è essenziale per garantire la freschezza di latte, carne, pesce, formaggi molli e avanzi di cibo. Se il frigorifero supera questa soglia, tutta la filiera del freddo viene compromessa e gli alimenti rischiano di deteriorarsi prima della data di scadenza riportata sulla confezione. Questo significa che anche i calcoli effettuati dalle aziende alimentari per determinare la durata dei prodotti non hanno più valore, perché non tengono conto di un ambiente refrigerato a 7°C o più, come accade nella maggior parte dei frigoriferi italiani.
Conclusione
Il problema delle temperature elevate nei frigoriferi domestici è ancora poco conosciuto, ma ha un impatto significativo sulla qualità e sulla sicurezza degli alimenti. È fondamentale che i consumatori prendano consapevolezza della situazione e adottino soluzioni semplici, come l’acquisto di un termometro per monitorare la temperatura interna. Allo stesso tempo, sarebbe auspicabile che le aziende produttrici iniziassero a includere questo accessorio nei loro modelli, rendendo finalmente trasparente un aspetto cruciale per la sicurezza alimentare.